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102 | Stella mattutina | :: |
meno negli occhi troppo grandi, nella bocca troppo piccola.
Forse portava un anello incantato, al pari di certe principesse della favola.
Poco parlava: poco sorrideva.
Ignorante. Nell’istituto Garnier di Milano, il più aristocratico e il più di moda a’ quei tempi, ella non aveva, a dir vero, imparato che a danzare, a strisciare elegantissime riverenze, a muovere il capo ed il passo a guisa di una dea. Tanto, che il conte padre tratto tratto esclamava, levando al cielo le corte braccia di sileno:
— Ah, madame Garnier, i mèe danée!...
Ignorante. Ma chi la vedeva una volta, non la scordava più.
In fretta la fidanzarono al barone Otto di Löwenthal, ufficiale austriaco, di guarnigione a Cremona: ricchissimo.
Nessuno si domandò se ella gli volesse veramente bene. Si lasciò mettere al dito l’anello di promessa, festeggiare, coprir di preziosi doni, senza dir nulla, senza mai perdere quell’atteg-