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Il quattordici dicembre del 1902, qui presente Luigi Majno, io stessa, con parole rese tremanti dal tremante cuore, salutavo il sorgere — per virtù e volontà di una fanciulla che aveva dovuto morire perchè l’Opera nascesse — dell’Asilo Mariuccia. Ne lumeggiavo gli scopi, ne additavo le ragioni ideali, dicendo fra l’altro, come se l’avvenire si rivelasse nitido ai miei occhi, che pure il pianto offuscava:

— L’Asilo Mariuccia non è ora — così Mariuccia volle — che la prima pietra d’un immenso edificio di rigenerazione, e non femminile soltanto.