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Alessandrina Ravizza 33


tale, l’aveva spinta al difficile passo: un precoce delinquente di quattordici anni s’era suicidato in carcere, appiccandosi ad una sbarra della feritoia. Tutta l’adolescenza abbandonata fra il marciapiede, la bettola e la prigione, si concentrò, per lei, in quel piccolo suicida.

Travide in un lampo il bene da compiere: si considerò investita del còmpito di riparazione che la società doveva a quei deviati: andò, come sempre, fino in fondo.

Fu la più bella delle sue gesta di carità.

Passò le giornate in compagnia di adolescenti criminali, nella penombra piena di brividi delle prigioni: ebbe con loro i dialoghi lapidarii che il cuore non scorda più, udì da loro le verità corrosive che brucian