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fatti. Ma babbo e mamma, parenti ed amici lo chiamavano Roby.

A Venezia non era rimasto che due soli anni, i primi della sua vita; poi la sua famiglia si era trasferita a Milano.

Quando, lungo le vie fiancheggiate dagli altissimi cubi moderni e lacerate dalle gialle traiettorie dei tranvai, tra il nero formicolìo della folla, sullo sfondo fuligginoso delle fabbriche milanesi, quella giovine madre passava con il suo casco d’oro, con la sua bellezza opulenta tutta in plasticità ed in colore, tenendo per mano il bambino che le rassomigliava, nessuno c’era che non si volgesse a guardare.

Una donna del Veronese, un putto del Tintoretto a passeggio per Milano.