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74 | anima bianca |
Maria Barili, che si era sposata ad un fornaio, e metteva al mondo un figlio all’anno, si rifiniva fra la scuola e la casa, arrossendo dell’inferiorità di suo marito, che non sapeva nemmeno leggere. Ginetta Paloschi, pallida ed affilata sotto il casco turchiniccio dei crespi capelli d’araba, esalante odor di carne profonda e di rosa disfatta, si trovava ogni sera, dietro l’oratorio, col nuovo direttore del setificio, che aveva moglie e figliuoli. Margherita Massimi, alta, imperiosa, elegante, dagli occhi obliqui sottolineati con la matita blu, andava una volta la settimana a Milano, e i meglio informati ne raccontavano, sogghignando, il perchè; ma a voce bassa, per non esser citati in pretura a risponder d’ingiuria e diffamazione, da quella bella donna che non aveva certo paura dello scandalo.
Per ognuna, la scuola era il mezzo di guadagnarsi il pane; ma l’anima loro ne viveva lontana, come quella d’un incredulo dal raggio della grazia. Le più giovani sdottoreggiavano, sì, talvolta; quasi avessero giocato ai birilli con Guido Cavalcanti e messer Agnolo Poliziano. Ma la classe!... i ragazzi!... che peso, che catena, che galera!... Rosanna, nella