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68 | anima bianca |
azzurrognolo che candido; e le bastava sorridere, per ottenere da’ suoi scolari ciò che voleva.
Di scolari, ne aveva ogni anno una sessantina, tutti piccoli, dai sei agli otto, gagliardi e sporchi, svelti come caprioli, più pronti a scalar muri, a sgorbiar banchi e a lanciar petardi, che a scrutare i misteri della tavola pitagorica. Venivan dal villaggio, e dalle cascine sperdute nella pianura: l’inverno, assidui, portando nella scuola odor di stalla e manciate di neve, cogli scarponi incrostati di fango e le dita gonfie pei geloni: ma disertavano in primavera, pei lavori dei bachi e dei campi, con grande disperazione della signora maästra.
E scorrevan le annate; ma a lei i ragazzi parevan sempre gli stessi, pel miraggio di un’affettuosa illusione, e anche pei nomi dì casato che sempre si ripetevano: come avviene nei villaggi, dove le poche famiglie capostipiti si suddividono in innumerevoli ramificazioni: Friggi, Caserio, Conti, Corbetta, Mazzoni, Salvestri.
Ella conosceva profondamente l’attitudine ereditaria dei Conti a scrivere con le dita