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la promessa | 55 |
mondo è lì, per esser preso da chi lo vuole e lo sa prendere. Capisci?...
No, non capiva. Ma egli la baciò a piene labbra, da padrone, rovesciandole indietro la testina anemica: piantandole quasi un morso nella fontanella della gola, dove l’arteria batteva batteva, precipitosa. E. come ella si abbandonava, scolorita, immemore del posto e dell’ora, la raddrizzò, con gesto rude.
— Li vedi, tutti questi stracci?... — Così dicendo, strappava un ciuffo di cenci dallo squarcio di uno dei sacchi. — Pouah!... Che puzzo!... Fiuta. Che porcheria!... Sai tu donde vengano?... E chi li abbia portati e sporcati?... e a che cosa abbian servito?... Dicono che li passan per la disinfezione, prima di scaraventarli qui. Io, per me, vi sento il tifo, la scarlattina, e tutti i vizi e l’anticristo.... Ma domani saranno ben altro. Domani li metteremo a bollire nella grande caldaia: poi imbianchiranno, poi passeranno di macchina in macchina fino a diventare quella stoffa là — e additò le pezze umide ancora, distese ad asciugar sulle terrazze. — Così è per la ricchezza, Fresia!... Quando c’è, nessuno indaga di che cosa sia composta. Pur che ci sia, pur