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Sedevano entrambi a sghimbescio sui sacchi di stracci accatastati contro il murello della tintoria, di fianco alla fabbrica. Una gran pena era negli occhi di Fresia: occhi lenti e fedeli, simili a quelli d’un cane. Una fredda e risoluta fermezza in tutto il viso di Marco, glabro, duro, coi caratteri della rapacità e della tenacia nell’ossatura sporgente di sotto l’asciutta pelle.

Cenci luridi, sbrendoli filamentosi d’ogni colore traboccavan dagli orli e dalle sbrecciature dei sacchi.

Asfissiante odor di polvere emanava da essi; acre odor d’acidi veniva dalla tintoria. L’opificio vuoto d’operai taceva nella calma grave del mezzogiorno; ma c’era nell’aria la stupefazione di quel silenzio, e un senso