Pagina:Negri - Le solitarie,1917.djvu/51


una serva 45


giante per le stanze che serbavan nei muri l’asprigna fragranza delle mele cotogne.

Ella stessa era un lare domestico, sereno e benevolo. In paese (un rozzo villaggio di contadini e di tessitori) godeva d’una indiscussa autorità: si veniva da lei per consiglio, la si chiamava per aiuto. Nessun povero batteva invano alla porta della quale ella era umile ma possente custode. Anin distribuiva larghe elemosine di pane, d’olio, di farina, naturalmente con la roba dei padroni; confondendo anche in questo il senso della proprietà, nella più evangelica santità d’intenzione.

A sessantotto anni, ancor vigile e pronta, alzata alle cinque, coricata alle ventitrè, una sola grazia chiedeva a Dio: quella di non affievolirsi in una lunga malattia di vecchiaia, che l’avesse resa di peso ai padroni; ma d’esser fulminata di schianto dalla morte bella, dalla morte improvvisa, sul posto della sua fatica. — Dio l’esaudì. —

In un pomeriggio di calura, nella bassa ed affumicata cucina dove ronzavano alcune mosche, la vecchia sedeva sulla cassapanca presso il focolare spento, lavorando la calza. Aveva finito di rigovernare, spazzato ed inaf-