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di attenermi il più crudamente possibile alla verità. Ahimè!... Troppe volte la verità è più amara di un tossico.

Non per altro io pubblico questo libro di penombra, che per mettere sulla prima delle sue pagine il tuo nome di luce. Per fermare nel tuo nome (se pur mi è possibile) ciò che è già fuggito: la grazia di quei giorni sereni, talmente colmi d’armonia interiore che i nostri cuori ne zampillarono come fontane, e l’enigma della vita, per essi, ci parve sciolto.

Non già ch’io tema di dimenticarli.

Dimenticarli?

Tu lo sai, Margherita, che non potrò.


Milano, Maggio del 1917.

Ada.