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32 nella nebbia


quieta e premurosa, le aperse, mormorò un frettoloso saluto. Poi, con voce rauca: — Stasera non mangio, ho male alla testa, voglio riposare, abbi pazienza.... — E sgusciò nella sua camera e vi si rinchiuse.

Nel letto, al buio, colle braccia avvinte sul seno, coi begli occhi sbarrati nell’oscurità, rabbrividendo ancora per tutto il corpo sotto l’invisibile carezza della maschia voce carnale, rigustando in bocca il sapore dell’unico bacio, si raggomitolò, sussultò, si contorse, pregò Iddio che di quell’ora non le togliesse mai più la memoria — e pianse, e rise.