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30 nella nebbia


presso, tanto da alitarle nel collo il respiro profumato di sigaretta.

— Signorina.... Come si chiama?... Non corra tanto. Mi dica il suo nome, il suo bel nome. Signorina....

Nessuna udibile risposta; ma un consenso pieno di turbamento nel silenzio stesso, nel passo un poco rallentato, nell’atto di alzare il manicotto fino a celare il mento e la bocca. La nebbia li univa e li divideva nel medesimo tempo. Altre fantastiche ombre passavano, larve nere apparenti nelle orbite dei fanali, subito inghiottite dall’elemento grigio. Milano era un’immensa nave naufragata, ove Raimonda agonizzava in una dolcissima agonia: rivelata finalmente a un uomo: finalmente donna: tremante di muta felicità: solo temendo che l’ora dell’incantesimo finisse.

In corso Garibaldi, quando comprese che soli cento passi la separavano dalla porta di casa, indugiò in un istante di perplessità, s’appoggiò al muro, sempre in silenzio. L’ignoto vide, in quel trepido atto, un invito. Trasse a sè la fanciulla pel braccio, cercò, avido, la bocca, senza vederla; e, attraverso la veletta, la baciò.