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il denaro 307


dovrei continuare il mio sogno?... Solo nel sogno io posso vivere.

Paolo Màspero le si era avvicinato, fin quasi a toccarla. Coi piccoli occhi incassati sotto ispidi cespugli di pelo grigio mattone, e che andavano iniettandosi di sangue, le fissava la gonfia bocca giovine, ignara del proprio fascino, e la vena jugulare pulsante di commozione a fior del collo ambrato. Che storie di sogni e di principesse gli andava raccontando quella zingarella bizzarra?... Gli piaceva, la voleva.

— Cara!... Ma lei non deve più tornare alla fabbrica, all’ufficio. Non è sola, senza parenti, senza nessuno che le comandi?... Venga a star con me. Mi voglia un po’ di bene, Veronetta!... Sono vecchio per lei; ma non importa. Ho salute per cento. Sono un colosso. Mi piaci. Ti sposerò, se vorrai.

— Ma che dice?... Se ne vada, per carità.

— No. Non me ne vado, se non con te. Non è forse la miseria, che ti rende infelice?... Ebbene, sono ricco, io. Guarda!... — e trasse il gonfio portafoglio, e glielo spalancò sotto gli occhi. — Non avrai più bisogno di lavorare per vivere. Scriverai fin che vorrai, se questa è la tua passione; ma via!... troverai