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il denaro | 297 |
curioso spettacolo per la piccola dattilografa; come un gioco di bussolotti, come una scena di prestigitazione.
Con la moglie sempre malata e cinque bimbi da tirar su, tutti biondicci ed ossuti al par di lui, non aveva che un sogno: un aumento di stipendio: non sorrideva che ad una speranza: una solida gratificazione a Natale.
E gli altri?... Paolo Màspero, il direttore della filatura, con quelle spalle d’atleta da fiera e quell’ispida, camusa faccia da tedesco?... Toccava la quarantina ed era ricco, colui, dicevano; e un giorno o l’altro si sarebbe fatto socio del commendatore. E guardava la magrezza acerba e salda di Veronetta con la brutalità dell’esperto conoscitore; ma la fanciulla non se n’accorgeva nemmeno; chè in lei la carne dormiva ancora un sonno d’infanzia.
E Cajrati, che ficcava dappertutto il suo muso da faina, e, quando le tasche gli ballavan vuote, mordeva dove poteva?... Era risaputo da tutti, che Cajrati lavorava sapientemente sott’acqua per sbalzare Terzi dal suo posto, e soppiantarlo; ma se Cajrati aveva muso da faina, Terzi all’occasione digrignava mascelle da lupo.