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il denaro 289


moto in serenità, il casto profilo del letto mutato in sarcofago, i rettangoli dei due quadri “Processo e Fuga di Felice Orsini„ emergenti dalla penombra ove il resto naufragava; e il vano spalancato donde entravan le stelle della tiepida notte con pavidi tremolii luminosi, con ondate di diluvi salenti dal giardino.

Tutto era vita. Anche la morte. Nulla era occulto. La materia era trasparente. Senza volume, senza peso, e pur lucidissima, tutta pervasa dell’ebrezza d’esser vivente, dinanzi alla purità dell’aspetto materno solo in apparenza inanimato, la fanciulla si sentì sollevata dalla sensazione del volo, in un’atmosfera senza principio e senza termine, padrona dell’eternità.

Ed ecco, violento, imperatorio, il bisogno di esprimersi. Il comandamento interiore, al quale Veronetta non può sottrarsi. — Un quaderno, una matita. — La mamma?... Oh, mamma!... Non ti lascio: ti ricompongo, ti fisso qui nelle pagine, come fosti, come sei. Tu mi guardi, tranquilla: mi chiedi, come facevi sempre: Veronetta, scrivi il tuo compito?... —


Quando i passeri, con sommesso cinguettio, e le campane della chiesa di Santa Barbara an-