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274 | il denaro |
mani di Veronetta un vassoio carico dei leggeri dolci dorati, e le comandò:
— Da brava, piccoletta!... Ferme le mani!... e vienmi dietro.
E, sorreggendo un altro vassoio uguale, entrò con lei nella sala da pranzo.
Un fulgore di molte fiamme colpì Veronetta negli occhi, quasi accecandola. Nanna e Ninna eran là, vestite di rosa, con larghi nastri rosei nei capelli sciolti. Ma non la guardarono nemmeno. Cinguettavano fra liete amiche — ed ella rivide, in quello spietato lampeggiar di luci, i ciuffi d’ortensie, i gladioli e gli ireos formanti il corteo della principessa Olivia.
Uno spasmodico senso di vergogna la inchiodava a tre passi dall’uscio vetrato, col vassoio dei tortelli che le tremava fra le mani. Chi erano quelle persone in abiti di seta e in marsina nera?... Perchè proprio lei doveva servirle?... Non potevan dunque servirsi da sè?...
— A sinistra, a sinistra, — badava a susurrarle, negli orecchi, la cameriera. — A sinistra, stupida!...
Ma ormai non capiva più nulla. Quei cristalli, quei fiori, quella gente ingioiellata, i