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270 il denaro


sicce, aspre, di odor selvatico, a ondulazioni più fosche, in Veronetta.

Le due sorelle, ricchissime, non sapevano ancora d’esserlo: avevan l’aria franca e spensierata di chi trova tutto facile nell’esistenza. Con la figlia della tessitrice giocavano al teatro, lasciando a lei l’incarico di crear personaggi e scene. Ed era una finzione che non aveva termine mai, che ogni giorno s’arricchiva d’un nuovo episodio, inebriandole come dei sorsi d’un liquore prezioso.

Ognuna s’investiva della propria figura drammatica. Nanna aveva scelta la bionda bellezza d’una “principessa Maria„: Veronetta la maestà bruna e misteriosa d’una “principessa Olivia„; e Ninna, la più alta, la più atta alle rapide trasformazioni, rappresentava il principe Azzurro, il duca, il capitano, e tutti gli altri personaggi maschi.

E banchetti e balli e intrighi e amori e vendette: scenario di favola, atmosfera di sogno.

La principessa Olivia lasciava alteramente serpeggiar pei viali lo strascico d’una veste color di luna, mentre la principessa Maria splendeva in un manto trapunto di stelle: il duca giungeva a galoppo sul cavallo bianco