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l’appuntamento | 247 |
— Bevi. Ti scalderà. Sembri una moribonda, povera piccola!...
Ella infatti batteva i denti, agghiacciata, quantunque il radiatore del calorifero fosse rovente.
Provò a bere; ma la bevanda nericcia le parve amarissima, disgustosa. Non capiva perchè lei fosse lì. Si chiamava Gianna Morgagni, abitava in una vera casa, via Cappuccini, numero quattordici. Non avrebbe mai potuto entrare in quel letto senza nome, sfacciato e promiscuo come la fossa comune. Ed era quell’uomo, quel signore al quale aveva dato il diritto d’umiliarla in tal modo, che trovava naturalissimo di averla condotta lì!... E non cercava nemmeno di stordirla con un po’ di carezze!... Aveva cominciato a svestirsi, lui, gettando soprabito e giacca a sghimbescio sulla spalliera d’una sedia, in fretta, senz’ombra d’esitazione, restando in bretelle turchine incrociate su una camicia a righe bianche e lilla. Lo stesso colore delle bretelle di suo marito. Lo stesso gesto di suo marito, ogni sera.... Si assomigliavano in quel momento, i due uomini: nella guisa che un ramo secco può assomigliare ad un tronco d’albero.