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244 | l’appuntamento |
vanda e d’ireos; e il suo respiro ricordava il fumo della sigaretta. Ma lo conosceva, poi?... Non lo aveva veduto che poche volte, non le era noto, di lui, che il nome. Viaggiava per affari, era scapolo.... Altro?... Nulla. Dove l’avrebbe condotta?... Nel suo appartamento?... Ma aveva un appartamento?... Forse vi avrebbe trovato molti tappeti, molte violette. Desiderò perdutamente un mazzolino di violette, da schiacciar sulla bocca e sulle narici, per non più soffrire di quel puzzo di fradicio che le penetrava nei pori, che le avvelenava il sangue.
Ma l’amante non aveva pensato a portarle un mazzolino di violette. Le bisbigliava nell’orecchio frasi inutili e sciatte:
— Carina!... Bellina!... Sei tutta umida, tremi di freddo. Perchè non hai preso una vettura uscendo di casa?... Hai male?... Scaldati le manine, qui, nelle mie.
Le dava del tu, senza preamboli, senza complimenti, come se non avesse mai fatto altro nella vita. La stringeva a sè con la sicurezza d’un padrone, più che con la passione d’un innamorato. Non gli aveva dunque mai visto quel mento duro, quelle spalle prepotenti,