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una volontaria | 229 |
ampio e solido si modellava superbamente sotto la stoffa: la forzava, quasi. Un bel collo, corto e grasso, portava un filo di granate color di sangue rappreso; e anche la bocca pareva sanguinare, non per tintura ma per abbondanza e vitalità di globuli. Un bistro vellutato, posto dalla natura con tocco di misteriosa sapienza, sottolineava le lunghissime ciglia.
— Chiedo di essere accolta qui, signora. Vorrei cambiar vita. Vorrei.... ecco, capirà. Ho trentacinque anni. Da tre mesi sono incinta; e questa volta vorrei che la creatura nascesse.
Gli occhi immensi, pieni di cielo, fissarono profondamente la sconosciuta, senza che la bocca facesse motto.
— Io sono occupata in una casa di via Vetra. Capirà. Nella nostra condizione, si corre assai facilmente il pericolo di aver dei figli. E si fa di tutto per non metterli al mondo. È un peso della professione. Solo, questa volta, io non mi posso sbagliare sul padre. È l’uomo che amo. Abbiamo pur diritto di amarne — fra tanti che passano — uno, di uomo. E dunque io voglio che il bimbo nasca; e per questo debbo cambiar lavoro.