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una volontaria 227


La signora che possedeva quegli occhi, vedova senza figli di un ricco gentiluomo che aveva agonizzato per lunghissimi anni nel supplizio d’un’atroce malattia, e del quale era stata instancabile infermiera, dirigeva, in ardore e santità di opere, quella “Casa delle Volontarie„ istituita con gran parte del suo patrimonio.

Nel tranquillo asilo eretto in linee di bellezza e di pace fra il verde di un frondoso giardino, venivano accolte, di notte e di giorno, con bontà e con rispetto, nel nome della più conscia e antiveggente fraternità femminile, le donne di mala vita, le fanciulle sulla cattiva strada, che volessero salvarsi.

Ma era necessario volessero.

E, allora, come sorelle e come figlie rimanevano, imparando a lavorare, orientandosi verso l’armonia grave e dolce d’una vita equilibrata, pur sapendo che erano libere.

— Quella piccola Mandelli!... Signorina Ilde, ha mai veduto lei nulla di più delicato?... Pensare che esce di sotto una specie di frantoio che l’avrebbe certo stritolata!... Padre, madre, fratellastro, tutti complici. Fango, marcia e sangue. E lei batte le mani come una bam-