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il posto dei vecchi 15


Mangiava, adesso, a parte, in una scodella speciale, zuppe di latte e di brodo, quantunque, coll’età, fosse divenuta golosissima della carne e dei legumi: ciò, da quando s’era accorta che la nuora le contava i bocconi in bocca, e che il faticoso masticar delle sue gencive vuote di denti dava nausea alla donna, divenuta un sol nervo spasmodico. Aveva oltrepassato i settantacinque, s’avvicinava all’ottantina.

Il curvo scheletro del suo corpo, solo ricoperto di pelle accapponata, conservava pure, in quella lenta mummificazione, un sangue ancor rosso, un cuore ancor valido, un cervello ancor vigile, un desiderio ancora appassionato d’esistere.

Il magnifico strumento d’attività ch’ella era stata, l’antica Feliciana padrona del mondo davanti ad un telaio in moto, tentava a volte di far rifiorire, sulle labbra incartapecorite della larva superstite, brani di allegre ariette; ma la voce non teneva più la nota, si spezzava a metà, in un umile e tremante miagolio.

Tra lo sfacelo, la sola fronte era rimasta incolume, senza una ruga, statuaria nel duro