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188 confessioni


aveva brandito l’occhialetto, per meglio fissar la donna che osava confessare d’aver adorato il proprio marito e di esserne stata adorata; ma, dietro l’ambiguità del vetro, le brune pupille un po’ malate brillavano, singolarmente dolci.

Fanny Marsan curvava sempre più, quasi volesse nasconderla, la sua tragica maschera deturpata dalla biacca, sotto il casco dei capelli tinti.

— “Elio era bello — continuò Maria Ben. — La bellezza fisica formava in lui un tutto di magnifica armonia coi caratteri della bellezza morale. La sua coscienza era diritta, muscolosa, perfetta nel proprio equilibrio, come il suo corpo. Aveva il nome del sole: era veramente degno di portarlo. Come il sole, comparendo, irradiava calore e luce. Possedeva la serenità dei fortissimi. Un’assoluta padronanza sopra se stesso equilibrava in lui l’ultrapotenza fisica. Io ero così piccina e fragile presso di lui!... Ma mi piaceva tanto che si chinasse per guardarmi, per parlarmi. Oh, i suoi limpidi occhi, la sua grande bocca rossa, il suo modo di dire: Bambina!... — Ma non mi disse mai: — Ti amo. — Vi sono