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L’assoluto 185


cava un’introvabile indicazione nella Guida di Zurigo, battendo con impazienza sull’impiantito un insolente piedino di cinquantenne rimasta a maraviglia giovine nello spirito e nei nervi; e si cacciava a tratti la mano, una manina da nulla, un giocattolino di mano, fra i capelli tagliati corti. Fanny Marsan chinava su un fastoso lavoro di ricamo, verde su oro, la faccia d’un pallore spettrale, gravata da un casco di ricci tinti violentemente di rosso. Teodora Polas, una giovine greca che parlava tutte le lingue e aveva i superbi occhi azzurri di Pallade in un volto statuario, faceva, per noia e per gioco, roteare la trottola d’una minuscola roulette.

Io sentivo la malinconia, un’impalpabile ed invincibile malinconia penetrare come la nebbia, come il crepuscolo, nelle anime di quelle sradicate.

Avevano esse, lontano, in qualche angolo del mondo, un focolare che le aspettava?... O l’avevano abbandonato per sempre?... O l’avevan distrutto con le loro stesse mani, chi sa da quanti anni?... E chi erano?... Falso, o vero, il nome da loro scritto nei registri degli innumerevoli alberghi dove per qualche