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il posto dei vecchi 13


bucce un po’ storte; e Leonardo aveva riscritto alla mamma: Veniamo a prenderti, vivrai con noi.

Senza dolore ella lasciò la cucinetta al quarto piano e le acri querimonie di Teresella, per andare a divenir la bambinaia di Tittì. Dio benedetto mille e mille volte!... C’era dunque ancor qualcuno al mondo, al quale poteva essere necessaria!...

Ebbe una cameruccia, questa volta, con la culla di Tittì accanto al letto. Si svegliava spesso, la bimba, durante la notte; e bisognava lasciar riposare tranquilla la nuora, che per ragioni d’economia non aveva voluto rinunciare all’impiego.

A Feliciana parve di ringiovanire, di rivivere i tempi lontani, in cui Francesco e Leonardo erano stati nient’altro che due batuffoli di carne morbida e rosea, tutti suoi. Aveva posto qualche vaso di cineraria e di garofano sul davanzale della finestra; la finestra s’apriva su campi e su cieli; Tittì balbettava le prime confuse parolucce; la vita era buona, il Signore era giusto.

Ma dopo Tittì venne Totò, e dopo Totò venne Bebè. Malgrado la retorica chiaro-di-luna, il