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il posto dei vecchi | 9 |
tivan da lei, fino allora così uguale e serena.
Si stringeva talvolta, perdutamente, ai figli, ormai pezzi di giovanotti, respirando con affannosa delizia il profumo di quelle fresche forze. Si sorprese, una notte, nel buio, a rimpiangere di non avere, qualche anno prima, accettato per secondo marito Gianni Forgia, il capotessìtore, che per amor di lei si sarebbe volentieri sobbarcato anche il carico dei ragazzi. Lo capiva: le era necessario un uomo, la sua carezza e il suo pugno, la sua protezione e il suo dominio. Ma gli uomini non la guardavano più: ella era giunta all’età in cui la donna, disperatamente tesa verso l’amore con tutta la maturità della carne, non desta più il desiderio.
A poco a poco le insonnie cessarono, il sangue si calmò, i nervi si distesero in un opaco equilibrio, una rilassatezza giallognola fiaccò i muscoli del corpo e del volto — e Feliciana fu vecchia.
Vecchia; ma non invalida. Per dieci anni ancora il grande viale suburbano che conduceva alla fabbrica vide, più rapida il mattino, più lenta la sera, la piccolissima figurina avvolta nello scialle nero, con la nuda testa nim-