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l’incontro 141


gli occhi intelligenti, un po’ folli. E fissò la donna.

— Voi non siete bella come Mariannina. Non siete giovine come lei. Tanto meglio. Mi assomigliate, voi. Credete al destino?... Era scritto che noi dovessimo incontrarci sulle soglie della morte, per continuare insieme la vita. Venite con me. Io posseggo una modesta casetta. Non bevo, non fumo, non sono violento. Mi piace cantare, la sera, accompagnandomi sulla chitarra. Sarete sempre a tempo a gettarvi nel Naviglio, se non riuscirete a volermi bene. È l’unica cosa che aiuti a vivere, l’esser sicuri che si può sempre, quando si voglia, morire.... Ma chi sa!... Riuscirete forse ad amarmi. Avete gli occhi soavi della capretta bianca che si trova ai giardini pubblici.... Non l’avete mai vista?... Vi andremo insieme, domani che è domenica.... Venite, venite con me.

Le prese il braccio, l’infilò sotto il suo, familiarmente. Al calore di quel contatto maschile, Maria Chiara ebbe un sussulto; ma dolce.

Era venuta sin lì, col proposito di finirla con la vita. Ed ecco, bastava la presenza, la parola d’un uomo, del primo che si fer-