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132 l’incontro


il difetto della spalla destra un poco più sporgente dell’altra, ereditato dal padre: difetto che un’abile sarta avrebbe certamente potuto attenuare. Le scarpe di falso capretto andavano scalcagnandosi: il feltro nero a piccola tesa, sui capelli folti ma già scoloriti alle tempie, mostrava la corda. Ella aveva l’aspetto sdruscito, incerto e disarmonico di chi vorrebbe essere elegante e non può, l’aria grama e penosa di chi vorrebbe sorridere e non riesce che a fare una smorfia, per nascondere l’irreparabile stonatura dei denti guasti.

Passata la prima impressione di stordimento, si mise a camminar lesta; ma con passo automatico. Il suo viso era d’una sonnambula. Giunta in piazza Nord, in luogo di voltare a destra come sempre faceva, proseguì diritta davanti a sè.

Dove andava?... Non lo sapeva. Davanti a sè. Questo solo sapeva, con assoluta certezza: che a casa sua non sarebbe ritornata più, nè quella sera, nè mai.

Una ributtante scenata del padre contro di lei, avvenuta la sera prima a proposito d’un nulla, non poteva essere la sola diretta pro-