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il crimine 117


un garofano rosso appuntato trionfalmente nei capelli.

Salaci frizzi correvano, risate alte e brutali scoppiavano. Mariettina Pria, dal musetto aguzzo di capra, dava, dondolandosi, la mano a Carlin Zoppetta, basso e membruto, geloso come un barbaro; e lui si guardava intorno con loschi occhi di sospetto, per paura che gliela portassero via. Càrola Gurda aveva rifatta la pace col capo reparto della filatura: camminavano stretti, in disparte, trasognati. L’orda adolescente degli attaccafili si ficcava dappertutto, fra le sottane delle donne, a un tiro di scappellotto dagli uomini, con risa e con motteggi.

L’alba frizzante, a lunghe strisce gialle e rosee nel cielo, fluttuava in veli di bruma lungo i pendii delle montagne, svegliava il torrente, frusciava fra la ramaglia, fumava dai comignoli delle casupole sparse, attendendo di fumar fra breve dalle ciminiere degli opifici. Alba di lavoro, che squillava la sua diana coi fischi delle fabbriche; e scopriva, al graduale avanzar della luce vette nevose, chiome lussureggianti di foreste ove spesseggiavano il castagno e la quercia, profili