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114 il crimine


goccia, ricordò l’ammonimento della complice. — In tre volte. — Ma che importava, ormai?...

Una calma marmorea era succeduta all’angoscia spasimante: la sicurezza, l’impassibilità dell’atto compiuto. Atto che la distaccava dall’amante, gliela metteva lontana mille miglia, la liberava di colpo da lui, dal giudizio degli uomini, da tutto. Almeno così credeva. Rimorso?... Perchè avrebbe dovuto sentir rimorso?... Chi l’aveva aiutata?... Poteva morire.... Ebbene, pazienza. Chi l’amava?... Non la suocera, e nemmeno il marito: quell’allampanato Giacomo detto il Lungo, che dietro il miraggio della fortuna se n’era andato a Buenos Aires tre anni dopo le nozze, lasciando lei a casa per non aver “noie di donne in viaggio„. E non l’amante, vanesio, sonoro e vigliacco come i fuchi.

Un lieve picchio all’uscio la fece trasalire. Stette un minuto sull’attenti; ma era stato un falso allarme. Nascose allora la boccetta vuota in un mucchio di cenci entro una cassa: uscì, raccolse sul pianerottolo un fardello, già pronto, di biancheria sudicia; e, malgrado fosse domenica, andò a lavare alla fontana.