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il posto dei vecchi 5


anni portava camicie e colletti per conto di un elegante magazzino, e che era proprietario d’una fabbrica di lanerie.

Il cavaliere Agliardi cadde dalle nuvole.

— Come, come, come?... (balbettava un poco, era il suo difetto e il suo incubo). Come, come, come?... Feliciana!... In una fabbrica, tu?... Ma non vedi quanto sei delicata?... Credi tu di resistere, in un inferno simile?...

La donnina che gli stava davanti aveva, infatti, l’aspetto minuscolo. Ma lo fissava con due larghi occhi lucenti di fosforo e d’energia: gli parlava con una larga bocca tagliata dritta sopra un mento sporgente. Maschera di resistenza: piccolo organismo d’acciaio, nel quale ogni molla era al proprio posto, ogni rotella funzionava a tempo, come nelle macchine di fattura perfetta.

Più che dalla compassione, il buon cavaliere fu vinto da un senso inconscio di rispetto per quella forza femminile foggiata, piegata a strumento di lavoro. E Feliciana potè entrare nell’officina; e qualche mese dopo diveniva assistente d’una squadra di tessitrici — per una lira e settantacinque centesimi al giorno.