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96 gli adolescenti


plichevolmente verso di lui, aveva tanta dolorosa grazia che il giovine ne tremò. La bicicletta fu appoggiata contro una siepe di biancospini; le mani si strinsero, gli occhi si bevvero.

— Ma noi ci sposeremo, non è vero?... quando io sarò ingegnere. E staremo sempre vicini, e ci vorremo un gran bene, e le cose tristi saranno dimenticate.... Gioietta!...

— Senti, Petruccio. Vorrei dirti una cosa che, se ci penso, mi fa male al cuore. Noi non amiamo, come dovremmo, nostro padre e nostra madre. Di chi è il torto?... Chi ha mancato?... noi, o loro?...

La risposta non venne. Era già scritta, inappellabile, nei cuori. Per proprio conto essi entravano nella vita, mettendo l’amara esperienza a servizio della propria felicità. L’esistenza era per loro. Era piena di fiori e di frutti. Tanto peggio per chi restava indietro, per chi aveva sciupato l’amore, lasciato disseccare i rami, morir le radici, isterilire il campo.

Ella si mosse:

— Per carità!... È tardi. Nellie mi aspetta. Devo affrettarmi.