Io l’amo; — egli è il signor della fucina,
Egli è il re del martello:
Alto, robusto, nerboruto e bello, 16A lui dappresso sembro una bambina.
Quand’egli batte il ferro arroventato
Dinanzi alla fornace,
E sul volto ha i riflessi della brace, 20E s’inturgida il collo denudato,
Io m’esalto per lui tutta d’orgoglio,
E per lui tutto oblìo;
Il mio demone egli è come il mio Dio, 24E per me sola, per me sola il voglio!....
E s’io l’attendo ne la mia soffitta,
E l’ora è già trascorsa,
Mi si strozza il respir dentro una morsa, 28E mi sento qui al sen come una fitta:
Ma un passo già risuona sulle scale....
Già l’uscio si spalanca....
La mano trema e il labbro mi s’imbianca, 32Ma per corrergli incontro ho ai piedi l’ale....