E nell’opra d’ogni ora e d’ogni istante
Io più m’affilo e splendo;
Rassegnata, fortissima, costante,
16Vo il duro suol rompendo.
Ne le basse casupole sconnesse,
Nel rozzo cascinale
Ove penetra per le imposte fesse
20L’acre vento invernale,
Ove del foco sul tizzon che geme
L’ignavia s’accovaccia,
E la pellagra insaziata freme
24Gialla e sparuta in faccia,
Entro e guardo. — E in un canto abbandonata,
Ne l’alta e paurosa
Notte che incombe a l’umida spianata
28E a la stanza fumosa,
Mentre la febbre di risaia scote
Feminei corpi affranti,
E più non s’odon che le torve note
32Dei villici russanti,