Quando per l’uscio de la mia soffitta
Entra sfortuna, rido;
Rido se combattuta o derelitta,
16Senza conforti e senza gioie, rido.
Ma sui vecchi tremanti e affaticati,
Sui senza pane, piango;
Piango su bimbi gracili e scarnati,
20Su mille ignote sofferenze piango.
E quando il pianto dal mio cor trabocca,
Nel canto ardito e strano
Che mi freme nel petto e sulla bocca,
24Tutta l’anima getto a brano a brano.
Chi l’ascolta non curo; e se codardo
Livor mi sferza o punge,
Provocando il destin passo e non guardo,
28E il venefico stral non mi raggiunge.