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Prefazione xv


È mia la giovinezza, è mia la vita!
Nella pugna fatale
Non mi vedrai, non mi vedrai sfinita.
Su le sparse rovine e su gli affanni
                         Brillano i miei vent’anni!

E che profonda commozione proviamo quando, povera creatura, dice:

     Vedi laggiù nel mondo
Quanta luce di sole e quante rose,
Senti pel ciel giocondo
I trilli de le allodole festose,
Che sfolgorìo di fedi e d’ideali,
                         Quanto fremito d’ali!

Ma l’ammirazione ci riempie, quando questa fanciulla coraggiosa, altera della sua virtù e del suo ingegno, soggiunge:

     Voglio il lavor che indìa,
E con nobile imper tutto governa,

e salutando fieramente la “maga nera„ dice:

.... dai lacci tuoi balzando ardita.
                         Canto l’inno alla vita!