templi, sospesi in vetta a’ precipizii,
in faccia al vento che a procella sibila.
— Ma non t’illudi tu. — Vedi le sbarre,
sai che è finita. — Io voglio ora una storia 15dirti d’uomini saggi, che le proprie
mani a foggiar la propria gabbia adoprano,
— d’oro o di ferro — quasi sempre d’oro: —
e bene assai la temprano e la rendono
inaccessa, e là dentro si rinserrano, 20e si lamentan poi d’essere in carcere,
guardando il mondo co’ tuoi occhi d’odio
vano e di vana disperazïone.
Tu almeno, tu fosti ghermita al laccio,
fosti ferita, tu, nella battaglia 25feroce, prima d’esser come un cencio
ignobile fra mano al tuo nemico.
E stai senza speranza e senza gemito
vile; e chi passa ti può creder morta
o sculta in bronzo, così immota e diaccia 30t’irrigidisci, chiusa in un disdegno
indomito per tutto che non sia