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Paesaggio

Nel chiarore argenteo delle stelle che illuminavano da sole il paesaggio, il campanile si ergeva sul mucchio delle piccole case, a guisa di sentinella sempre vigile, mentre tutto in giro i prati e i campi avevano l’aria di riposare all’ombra delle montagne, che in quella luce incerta somigliavano a brune cortine distese.

Il sentiero che conduce al Belvedere saliva, girava, come un nastro bianco intorno alla massa nera dei castagni. Era affatto solitario, non un passo, non una voce, nemmeno il più lieve rumore; appena le lucciole, piccole anime silenziose, alitavano tra i cespugli.

La notte era caduta sui grandi alberi, sui rami fatti immobili a guisa di membra raccolte per il sonno. Qua e là, dei vani tra pianta e pianta, aprivano una specie di finestra su quella fitta vôlta di foglie; ed erano allora sprazzi di luce, come una pioggia di raggi siderei che rompevano l’oscurità, disegnando le linee bizzarre dei tronchi, mettendo delle gemme sulle foglie, strisciando sulla costa dei fili d’erba che brillavano di un luccicore di frangia perlata.

Sotto gli abeti il buio era impenetrabile; un buio fresco, vivente, misterioso, come di corpi invisibili respiranti nella notte, di ali urtantisi