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La roba | 39 |
riosamente, muti, nel duplice silenzio della notte e della morte. Il bastoncino dello zoppo, co’ suoi colpi cadenzati, destava un’eco sinistra che sembrava anticipare le palate di terra sulla fossa.
Che gente! — pensava la figlioccia, stringendosi tutta e rabbrividendo per il luogo, per l’ora, per la situazione — mossa anch’ella da brame cupide, ma persuasa che fossero più gentili perchè più gentile ne era la forma.
Anche nella sua mente passava la visione delle lenzuola fine, delle posate, delle maioliche, del vecchio anello a castone con una miniatura sopra smalto azzurro; e li desiderava; ma il suo era un desiderio fine, intelligente, una intuizione che tutta quella roba in mano di villani era, come dire, perle gettate ai porci. Per nient’altro la desiderava.
E poi, che ne avrebbe fatto Marco, senza famiglia, un beone grossolano? e quale costrutto ricavar ne poteva la vecchia già prossima alla tomba? Ma a lei giovane, lei educata, lei elegante, lei di buon gusto.....
— Oh! mio povero padrino — irruppe con uno scoppio di lagrime — povero, caro e amato! Oh! mio padrino che non puoi vedere, che non puoi parlare più!
— Commedie — borbottò lo zoppo, col naso ficcato dentro un armadietto dove stavano riposti liquori e vini scelti, preda che la sorella gli aveva abbandonata.