Pagina:Neera - Voci della notte, Napoli, Pierro, 1893.djvu/44

38 Neera


— No, no. Sto qui piuttosto accanto al mio povero padrino a recitargli il rosario, così anche dal mondo di là potrà vedere e giudicare chi gli vuol bene.

Fratello e sorella, dopo di aver girellato ancora un poco sempre l’uno sulla pista dell’altro, vennero a sedersi anch’essi vicino al morto biascicando avemarie, presi da una repentina tenerezza per quel loro fratello di cui non avrebbero più udita la voce.

Senonchè, rammentando la voce, tornavano loro a memoria i litigi avuti in parecchie occasioni, sempre che l’interesse fosse della partita; e come egli, primogenito, li avesse trattati male al momento della divisione, tenendosi il bene ed il meglio. Questa riflessione li consolò.

— Se potessi trovare solamente l’anello della mia povera madre! — tale pensiero attraversava la mente della vecchia, intanto che le labbra mormoravano preghiere. — Esso mi viene di diritto sacrosanto.

Mi viene, mi viene: continuava a borbottare tra un requiem e l’altro, mentre il capo le ciondolava, vinto dai primi attacchi del sonno. Ma sobbalzò, udendo il te tec, te tec, ripercosso sull’ammattonato della stanza vicina.

— Che fai lì?

— Nulla.

Si alzò essa pure, non volendo ad ogni costo cedere al sonno; e ripresero a vagolare miste-