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36 | Neera |
— Dovresti tu, Marco, ricondurla a casa sua.
— Colla mia gamba, sai..... al buio, nella neve. Una disgrazia è subito successa. Tu piuttosto.
— Io? Una donna, di notte?
— Alla tua età non vi sono più pericoli.
La figlioccia interruppe la discussione, dichiarando che voleva rimanere a far la veglia. Allora ciascuno tentò di mandare a letto i compagni.
— Coricatevi voi altre donne, che per far la veglia ci penso io.
— Tu piuttosto — rimbeccò la sorella malignamente — che ti duole la gamba.
— Tocca a me, tocca a me che sono la più giovane.
— E puerpera. Grazie! Non voglio rimorsi. Il mio parere quanto a voi è che avreste fatto meglio a non venire nemmeno.
— Oh, se si fosse senza cuore! — piagnucolò la figlioccia gettandosi ai piedi del letto, abbracciando d’un colpo le gambe del morto e il coltroncino di seta.
Lo zoppo girava, te tec, te tec, con una preoccupazione fissa che alla fine traboccò:
— Se si potesse trovare il testamento....
— Che testamento! — gridò la vecchia — Occorrono testamenti tra fratelli?
— Non si sa mai.... la regola.... E poi si vedrebbe se ha lasciato disposizioni per il funerale.
— Questo sì. È vero.