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28 | Neera |
tanto non potevo dormire in causa delle fitte ed ho acceso il fuoco per far riscaldare la pappina.
— Che ci mettete la pappina? Non val nulla, io direi meglio delle lumache schiacciate che levano l’infiammazione.
— Se sapeste quante ne ho provate di già! È uno spasimo.
Egli si arrestò a guardarla con compassione, perchè di paterecci ne aveva avuti qualcuno anche lui e sapeva che inferno mettono addosso.
— Tre notti che non dormo! Sembra lo faccia apposta. Quando credo di potermi riposare un momento, eccolo che incomincia: tac, tac, tac. E dentro un fuoco, un rimescolìo....
— E bisogna cacciarsi fuori dalle coltri, oh! lo so, lo so. Io una volta, disperato, lo tagliai col falcetto, che m’è rimasto il segno e rimarrà vita natural durante. Guardate.
— Oh! santa Vergine! — mormorò la donna accostandosi al petto la mano ammalata, con un istinto di protezione.
E tacquero per un po’; ella accarezzando e raggiustandosi le bende; egli, intimidito, cogli occhi sulla fiammolina misera misera del focolare.
— Ne ho parlato, sapete, co’ miei figli? — disse finalmente la vedova.
Il pretendente non osò fiatare, aspettando.
— Essi non sono di parere — aggiunse con semplicità.
— Il motivo? — chiese lui colla voce rôca, gli