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Il merciaiolo ambulante | 25 |
che erano trascorsi prima di decidersi a parlare colla vedova.
Finalmente il gran passo era fatto; aveva parlato. La vedova, senza dire nè sì nè no, s’era presa il tempo di consultare i suoi figli. Ed ora, intanto che egli si recava alla fiera di buon mattino colla sua mercanzia, passerebbe a sentire la risposta.
Forse si era alzato anche troppo presto; l’oscuritè era fitta. Appena appena la strada maestra biancheggiava tra i due filari di salici che egli intuiva più che non vedesse: così come camminava, a fiuto, per la grande abitudine dei luoghi, sicuro di non cadere nel fosso di destra e neppure in quello di sinistra, stringendo la cicca in bocca a guisa di compagnia.
Qualche carro veniva avanti lentamente, coperto dal cappuccio di tela bianca, coll’uomo che dormiva e di cui non si scorgevano che le gambe penzoloni, intanto che il cavallo camminava lemme lemme, cogli occhi socchiusi, il garretto floscio, nella completa apatia dell’abitudine.
Nessun movimento ancora della prossima fiera; non bestie per il mercato, non sensali, non donne coi polli e colle uova. Decisamente era troppo presto. Chi sa mai se la vedova lo aspettava a quell’ora!
Rallentò il passo, accomodandosi meglio sulle spalle la cinghia che sorreggeva la sua cassetta.