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Notte bianca 17


chiudendo forte gli occhi nella speranza che il sonno avrebbe vinto. Suonarono frattanto le due ad un orologio lontano.

Ma come soffriva!

Si voltò una, due volte, smaniando. Improvvisamente le si gelò il sangue nelle vene; suo marito aveva parlato. Si rizzò sul gomito, spaurita, ascoltando. Egli sognava; un sorriso dolce gli errava sulle labbra, dalle quali uscivano sillabe indistinte; tutte le linee del suo volto si stendevano nell’espressione massima del benessere del riposo, ed ella si sentì invasa da una tenerezza materna per quell’uomo che dormiva come un bambino, senza sospetti. Il rimorso la assalse di averlo ingannato, lui così buono, che fidava in lei; e le venne un desiderio cocente di togliersi di dosso quei due anni di colpa, di tornare la sposa immacolata, di poter dormire anche lei, così, serenamente, la mano nella mano, le teste avvicinate, nella affettuosità fredda del talamo. Una commozione fatta di pentimento e di tristezza l’attirava verso il marito; oh! Come avrebbe voluto amarlo! Tese le braccia, tese le labbra, ma al tiepido avvicinarsi dell’epidermide, quando stava per urtare il colpo di lui, una forza ignota la respinse. Altri, altri baci le bruciavano la bocca, l’avviluppavano qual veste di fuoco; baci, carezze ed amplessi di cui il solo ricordo la faceva fremere, la faceva singhioz-