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16 | Neera |
fingere la calma, dormire a fianco del marito incosciente. Riposava, il marito, col volto sereno, nella beatitudine di un sonno profondo.
Ella girò gli occhi paurosamente e lo guardò. Dormiva il sonno del giusto — difatti egli era il giusto — lei la sposa colpevole, condannata alla menzogna. Egli poteva schiudere le palpebre, interrogarla, chiederle conto di quelle lacrime, farle confessare la sua vergogna, e cacciarla via come una ladra o ucciderla come una traditrice. Invece dormiva, sicuro.
Le venne in mente, con una malinconia acuta, il giorno del suo matrimonio. Era ingenua allora, piena di illusioni, di buoni propositi, di intendimenti alti e severi. Anche ella aveva detto di amare, aveva giurato di amare eternamente, e non aveva amato più! In qual modo era venuto il tracollo? Ma!
Si ricordava di aver letto molte pagine, qui, là, tutte piene di analisi finissime su questi tramutamenti della natura umana; pagine che le avevano fatto esclamare: Sì, davvero, succede proprio in questo modo! Ma le ragioni erano svanite, la logica sfumata; non restava che il fatto nudo e desolante: Ella non amava più suo marito.
Amava l’altro. Perchè? Nuovo mistero. E l’altro la tradiva a sua volta, l’abbandonava, non l’amava più.
Stette un poco sospesa, scacciando i pensieri,