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Notte bianca 13


tiepide per il corpo che avevano racchiuso, era caduto per terra accanto a due piccole pantofole di velluto. Sulla pettiniera lì accanto, delle forcine di tartaruga, dei braccialetti e un mazzolino di gaggie — mazzolino pesto, appassito rapidamente nella pressione del busto contro il seno, serbante ancora il profumo dei fiori freschi misto al profumo di una vitalità più calorosa ed intensa. Sul tavolino da notte un libro di versi.

Nessun rumore.

Le coperte del letto, rialzate a sinistra sopra una forma indecisa, non si agitavano al benchè minimo soffio. L’orologio a pendolo, stato fermato qualche minuto prima, segnava mezzanotte e mezzo.

L’uscio si aperse e un uomo entrò. Di media età, bello, abbastanza elegante; entrò salutando, ma, non udendo risposta, fermò l’uscio che cigolava, e mosse con precauzione verso il letto, chinandosi, chiamando a bassa voce.

— Dorme — disse poi, fra i denti. Nel rialzarsi vide il busto per terra; lo raccolse e lo posò delicatamente sulla poltrona, poi girò dall’altra parte del letto.

Un gran numero di oggetti uscì dalle sue tasche; chiavi, temperino, matita, moneta spicciola, occhialetto, portasigari; tutto ciò cadde con un certo rumore sul piano levigato del comodino. Egli fece un movimento di dispetto per