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8 Neera


metteva delle scintille fosforescenti in fondo ai suoi occhi; nè ci volle gran tempo perchè nel silenzio dei prati, all’ombra dell’alto pioppo, risuonasse un bacio.

Troppo tardi il giovane si accorse dell’infermità della fanciulla, quando a un segreto senso di rimorso, ella rispose col suo eterno sorriso — e però si allontanò in preda a un turbamento nuovo e bizzarro.

Era un povero contadino anche lui, ignorante, niente affatto esente dalle debolezze dei figli d’Adamo; aveva vent’anni e nessuna attitudine a fare l’eroe. Il giorno dopo e gli altri ancora tornò ai prati; si era avvezzato alla dolce follia di Angelica, la sua fresca bellezza lo attirava; forse ragionando anche lui col metodo corrente pensava: quello che è fatto è fatto.

I loro amori continuarono sereni tutto il tempo della mietitura; e poi dopo ancora quando gli alberi incominciavano a ingiallire e sui prati si stendeva un fitto e risonante tappeto di foglie secche. Angelica aveva imparato il nome del suo amante; lo ripeteva alle rane ed ai grilli, aspettando pazientemente ch’egli venisse a trovarla, ridendo e battendo le mani quando lo vedeva spuntare da lontano.

Soltanto verso i morti la moglie dell’affittaiolo tirando in disparte il padre d’Angelica (che si era appena riavuto della pellagra ed era più rifinito che mai) gli disse: