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scorta di quella fiamma sicura, non osava spegnerla, non osava lanciarsi nel buio.

Lo diremo merito? lo diremo difetto?

Come discernere se più abbonda il vizio o la virtù in quel crogiuolo dove tutte le passioni si decompongono, si amalgamano, cambiano forma, sostanza e scopo — dove l’amore diventa odio, dove i più generosi sentimenti costeggiano la viltà?

«. . . ivi raccolte
«Del leone le febbri, ivi celate
«Le viltà della iena; è uno scompiglio,
«È il più superbo dei vulcani quando
«Tempestano gli affetti.»

E tempestavano davvero nel cuore di Luigi fatto ogni giorno più insofferente del giogo, avido di indipendenza, eppure vincolato da quella sua strana debolezza.

Cadendo a poco a poco le rosee bende dell’amore, restavano le catene nude, ed egli le squassava in segreto come una belva impotente.

Il suo letto solitario era testimonio di lotte bizzarre, dove la fierezza prendeva le sue rivincite, dove l’orgoglio, gridando come esso solo sa gridare, schiaffeggiava con insulti roventi la dignità codarda.

Ma il cuore di Luigi era sì delicatamente temprato, che queste scosse lo prostravano invece di in-