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della famiglia, e tra la fronte corrucciata della baronessa e lo sguardo pensoso di Luigi, faceva risuonare lo scoppio argentino della sua voce.

Intelligentissima — comunque fosse a tal proposito l’opinione di sua zia — Diana aveva quello spirito vero ed essenzialmente femminile, che non consiste nell’improvvisare de’ bei motti, ma che osserva tutto e fa tesoro dentro di sè. Sotto una veste di semplicità infantile, dietro il raggio dolcemente ingenuo de’ suoi occhi si celavano un vigore ed una forza straordinaria. Ella era di quelle donne timide e soavi che si battono ridendo e vincono senza che nessuno se ne accorga, tanto hanno l’apparenza semplice, il candore in ogni atto.

La baronessa, con tutta la sua esperienza, non aveva capito — o forse non voleva capire — che nelle vene di quella docile fanciulla scorreva il suo sangue stesso, energico e vigoroso. Le parve cosa facilissima mettere un bavaglio su quella bocca, che non sapeva far altro che cinguettare, e due redini di seta su quel colto flessibile e sottile.

Ella non si era preoccupata abbastanza dei sentimenti, delle aspirazioni di Diana.

Dà forse noia in cima alla sua pertica dorata il vago uccello d’America che ciarla e fa chiasso? Chi vi prende un interesse vivo? Lo si stuzzica scherzosamente col dito, gli si imbecca uno zuccherino