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— Come trovate Diana? — domandò improvvisamente la baronessa.

— Una buona ragazza... — e intanto Luigi arrossiva — una cara sorella.

La fronte di Cristina accentuò vivamente i tre solchi che l’attraversavano dall’alto al basso.

Luigi soggiunse:

— Credo che il suo cuore non arrivi a comprendere altra affezione — è semplice ed ingenua.

— Basta.

Un fuoco repentino aveva colorito le guance della baronessa, che si alzò e si pose a passeggiare a passi concitati. Ella si accorse che la passione prendeva il sopravvento sui piani tracciati dalla prudenza. Paventando sopratutto il ridicolo che avrebbe annientato ogni suo potere, ricacciò in fondo al cuore le aspirazioni violente che le tumultuavano nel sangue, e costrinse la sua fisionomia ad assumere un’espressione scherzosa e serena.

— Parlatemi dunque de’ miei affari — esclamò — come abbiamo fatto ad allontanarcene? Dio vi perdoni, Luigi, io temo che arriviate ancora di tanto in tanto a farmi perdere la testa.

— Non così spesso come io bramerei — mormorò il giovane a voce bassa ed esitante.

— Andiamo, fanciullo. Che cosa vi ha detto il dottor K***?